MARTEDI' 27 LUGLIO 2010 - Dazebao.org
di Giuliano Pennacchio
Roma - Fabbrica Italia Pomigliano, risulta essere la nuova società di casa FIAT già iscritta al registro delle imprese della Camera di Commercio di Torino dal 19 luglio scorso. La notizia è trapelata questo pomeriggio. La newco possiede un capitale di 50.000 euro, il presidente è Sergio Marchionne. Non è certo di buon auspicio per l’incontro fra le parti convocato dal ministro Sacconi per domani, mercoledì, a Torino.
La Fiat inoltre ha convocato le parti, in sede sindacale, per giovedì. Dovrebbe comunicare la decisione di non applicare il contratto nazionale dei metalmeccanici a partire dalla fine del 2012 che riguarda 25 mila lavoratori del gruppo e l’uscita da Federmeccanica e Confindustria
Già il leader della FIOM-CGIL Maurizio Landini, al momento in cui erano uscite indiscrezioni di stampa, sulle intenzione di Marchionne,aveva espresso forti dubbi sull’eventualità della nascita di una nuova società per lo stabilimento Giambattista Vico di Pomigliano. Quando la decisione della Fiat è diventata qualcosa di più di una notizia di stampa il segretario generale della Fiom ha espresso una puntuale valutazione intervenendo alla assemblea nazionale dei delegati di Unionmeccanica-Confapi riuniti a Reggio Emilia.
Una distruzione sistematica delle tutele e dei salari
“È in atto il tentativo di cancellare e superare il Contratto nazionale, il diritto alla Contrattazione collettiva in fabbrica-ha detto-siamo di fronte a un'accelerazione di questo processo Non avremmo quindi nessun secondo tempo per prendere delle decisioni, chi pensava a successive verifiche, deve fare i conti con questa accelerazione.” “ Si tratta di una distruzione sistematica delle tutele e dei salari che va contrastata. Per questo- ha proseguito- invieremo una lettera di contestazione a tutte le aziende della legittimità degli accordi e apriremo vertenze aziendali e territoriali.”
L’ipotesi della newco a Pomigliano, e la non applicazione del contratto dei metalmeccanici, è “una scelta grave e non motivata da problemi di produttività. Non c'era bisogno di seguire questa strada da parte della Fiat, bastava applicare il Contratto nazionale per garantire i livelli di produttività richiesti.”
“La strada che stanno seguendo- ha sottolineato- è quella della contrattazione di settore, sempre per superare il Contratto nazione e l'unificazione delle condizioni di lavoro. Si prende a riferimento l'intesa di Pomigliano, ovvero la derogabilità dei diritti e si portano gli Usa ad esempio. Ma negli Stati Uniti la grave crisi nell'industria dell'auto è stata così pesante proprio per la mancanza dello Stato sociale e dal Contratto nazionale, che ha portato a competere sulle condizioni di lavoro e sui salari. Oggi un metalmeccanico ha gli stessi diritti, a prescindere da dove lavori. Se va in porto questo progetto, i diritti saranno legati all'azienda in cui un dipendente lavora.”
Mobilitazione dei metalmeccanici
Ha concluso sottolineando il valore della manifestazione nazionale che si svolgerà il 16 ottobre nel quadro di una mobilitazione di tutte le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici per rimettere al centro il lavoro e i diritti per uscire dalla crisi.”Per noi la democrazia e il coinvolgimento dei lavoratori – ha affermato-è un punto centrale. Siamo pieni di dichiarazioni di solidarietà, ma ora serve costruire un movimento per influenzare le decisioni in atto.” A fronte della decisione della Fiat in tutte le aziende del gruppo forte è la preoccupzione dei lavoratori sul loro futuro, a partire ovviamente da Pomigliano. Per gli operai Fiat del “Vico”vi sono ancora due anni di cassa integrazione prima dell’avvio della produzione della nuova Panda.
Il ministro Sacconi fa finta di niente
La domanda di fondo che il sindacato dei metalmeccanici della CGIL si pone, in queste ore, è quella sulle prospettive dell’intero Gruppo; resta da capire quali siano i progetti concreti per il settore delle auto e soprattutto, se la testa del Gruppo dopo lo scorporo sarà negli Stati Uniti o se, invece, rimane in Italia; prima ancora di parlare di newco per Pomigliano.
La nascita di Fabbrica Italia Pomigliano, invece, rappresenta la premessa per la costituzione di una nuova società, una new company in cui, dopo averli licenziati, riassumere i circa i 5.000 lavoratori di Pomigliano, con un nuovo contratto.
La FIAT eserciterà pressioni? Ci saranno liste di proscrizione di chi si è opposto all’accordo separato votando no al referendum? C’è chi come il ministro al Welfare Maurizio Sacconi, mette le mani avanti e dichiara dai microfoni di ‘Radio anch’io’ che la nascita di una nuova società per il sito FIAT di Pomigliano è materia dei sindacati firmatari dell’accordo di giugno scorso e che non vi saranno problemi.
I dubbi che la newco possa determinare una nuova fase di tensioni sociale sono allora più che fondati. A quell’accordo, si ricorderà, vi sono stati quasi il 40% di voti contrari dei lavoratori interessati.
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