Marchio: «Così ha vinto la lobby»


I sindacati: «Pericolo per l'occupazione». Doglioni: «E' incredibile»


DOMENICA 24 OTTOBRE 2010 - Corriere delle Alpi

di Cristian Arboit
 BELLUNO. L'esclusione degli occhiali dalla tutela del "made in" ha messo in subbuglio il mondo economico e produttivo bellunese.  «Mi sorge il dubbio che la cosa sia stata pilotata», il sospetto del presidente della Camera di Commercio Paolo Doglioni, unico bellunese a sedere nell'assemblea delle imprese a Bruxelles. Si è presa il tempo per una "verifica" la presidente di Sipao Lorraine Berton, che comunque si dice "stupita": «L'argomento è molto complesso. Lo affronteremo in direttivo». Pronti alla protesta i sindacati: a rischio c'è l'occupazione tra le Dolomiti.  Qualcuno lo interpreta come l'ennesima vittoria delle grandi occhialerie - per niente interessate a una tutela piena, visto che producono buona parte del loro prodotto all'estero - altri parlano di una sconfitta per il Bellunese intero.  «Di certo, questo dimostra quanto contiamo», allarga le braccia Giuseppe Colferai, segretario di categoria della Cigl. A lasciare interdetti sindacati e categorie produttive è l'approvazione da parte del Parlamento europeo della norma che obbliga ad indicare sui prodotti il Paese di provenienza al di fuori dell'Unione. Non si tratta dunque della questione del made in Italy, ma di una marcatura europea per la merce proveniente dagli altri continenti.  «Sono sconvolto», dice il presidente della Camera di Commercio Doglioni, dopo aver appreso la notizia. «Una settimana fa l'assemblea delle imprese a Bruxelles, di cui faccio parte, aveva fornito un elenco dove c'erano anche gli occhiali».  Da qui la domanda: «Cos'è successo in questi giorni? E' una questione di buon senso. A questo punto», prosegue Doglioni, «serve alzare un grido d'allarme».  Doglioni lo ha fatto ieri pomeriggio durante l'assemblea delle Camere di commercio italiane nel mondo: «Non tutelare il prodotto europeo, quindi italiano e bellunese significa mettere in serio pericolo la nostra produzione, ma soprattutto la nostra occupazione».  Si prepara a una verifica la presidente di Sipao, Lorraine Berton: «Prima voglio capire cos'è successo. Ne parleremo in un direttivo la prossima settimana». Berton sottolinea come la norma approvata a Bruxelles sia ancora modificabile in quanto deve passare per il Consiglio dell'Ue, l'ultimo organismo ad avere la parola. «Non si tratta della questione del made in Italy», rimarca la presidente di Sipao, «ma riguarda le merci che entrano in Europa». Nonostante le cautele del caso e la volontà di approfondire, Berton si dice "sorpresa". «Se questa è la situazione», afferma Nicola Brancher della Cisl, «i lavoratori dovranno farsi sentire. E' evidente», prosegue il sindacalista, «che ci sono lobby fortissime».  Impietosa l'analisi della Cgil: «Non c'è stata la volontà politica e industriale di fare qualcosa e così le grandi aziende hanno dettato la loro linea», afferma Colferai. «Mi chiedo soltanto dove siano i nostri industriali».  «Come sempre i più penalizzati sono i lavoratori e i piccoli imprenditori», sottolinea Paolo Da Lan dalla Uil, che la prossima settimana al congresso nazionale della Uilta presenterà una proposta per un "made in" certificato dalle maestranze
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