VENERDI' 22 OTTOBRE 2010 - LA STAMPA.it
di Marco Sodano
Arriva l’etichetta europea, e dirà dove è stato fabbricato ogni prodotto nato fuori dai confini dell’Unione. Il Parlamento europeo ha approvato ieri il progetto di risoluzione sul “Made in” che prevede la creazione di un sistema di etichettatura per l’indicazione dell’origine dei prodotti importati nell’Ue da Paesi terzi. Il progetto di risoluzione è stato approvato con 525 voti a favore, 49 contrari e 44 astenuti. Soddisfatto uno dei tre relatori italiani Gianluca Susta (Pd): «È andata anche meglio del previsto», ha commentato.
Grazie al regolamento, «i cittadini europei avranno il diritto di conoscere l’origine di ciò che stanno acquistando», ha detto la relatrice Cristiana Muscardini (Ppe) intervenendo in Aula. «È stato cancellato un deficit democratico». Nelle votazioni sugli emendamenti sono stati cancellati dall’obbligo di etichettatura con la provenienza i prodotti farmaceutici, le lenti a contatto e le lenti per occhiali. Inoltre, è stata inserita una clausola che fissa in cinque anni il periodo di applicazione del regolamento. Il documento passa ora all’esame del Consiglio Ue.
Quasi euforico il viceministro allo Sviluppo economico Adolfo Urso, che parla di «vittoria straordinaria, ottenuta a larghissima maggioranza. Un voto che rafforza la nostra posizione negoziale in vista del Consiglio europeo: puntiamo ad avere le etichette obbligatorie già dall’inizio del prossimo anno». Il regolamento prevede l’obbligo di dichiarare il paese di fabbricazine per alcune categorie di prodotti: tessile, abbigliamento, calzature, ceramica, oreficeria, viti e bulloni, utensileria, coltelleria, vetro, rubinetteria e pneumatici. «Tutti settori - ha precisato Urso - nei quali finalmente le nostre aziende giocheranno ad armi pari, combattendo il fenomeno della concorrenza sleale».
Soddisfatte anche le imprese italiane. I confindustriali della ceramica, per mezzo del presidente Manfredini: «L’indicazione obbligatoria rappresenta una fondamentale risposta a favore del consumo consapevole da parte dei cittadini europei». E Confcommercio: «Un passo che rafforza il sostegno al commercio legittimo e la lotta alla contraffazione. È auspicabile che ora arrivi anche l’approvazione del Consiglio europeo».
Il voto di oggi è il prima via libera al nuovo regolamento, ed è arrivato dopo sei anni di gestazione di una proposta di direttiva bipartisan partita nel 2005 e molto sostenuta dagli italiani. Ora lo scoglio degli emendamenti: dopo i farmaci, bisogna vedere cos’altro uscirà dalle nuove regole.
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Arriva l’etichetta europea, e dirà dove è stato fabbricato ogni prodotto nato fuori dai confini dell’Unione. Il Parlamento europeo ha approvato ieri il progetto di risoluzione sul “Made in” che prevede la creazione di un sistema di etichettatura per l’indicazione dell’origine dei prodotti importati nell’Ue da Paesi terzi. Il progetto di risoluzione è stato approvato con 525 voti a favore, 49 contrari e 44 astenuti. Soddisfatto uno dei tre relatori italiani Gianluca Susta (Pd): «È andata anche meglio del previsto», ha commentato.
Grazie al regolamento, «i cittadini europei avranno il diritto di conoscere l’origine di ciò che stanno acquistando», ha detto la relatrice Cristiana Muscardini (Ppe) intervenendo in Aula. «È stato cancellato un deficit democratico». Nelle votazioni sugli emendamenti sono stati cancellati dall’obbligo di etichettatura con la provenienza i prodotti farmaceutici, le lenti a contatto e le lenti per occhiali. Inoltre, è stata inserita una clausola che fissa in cinque anni il periodo di applicazione del regolamento. Il documento passa ora all’esame del Consiglio Ue.
Quasi euforico il viceministro allo Sviluppo economico Adolfo Urso, che parla di «vittoria straordinaria, ottenuta a larghissima maggioranza. Un voto che rafforza la nostra posizione negoziale in vista del Consiglio europeo: puntiamo ad avere le etichette obbligatorie già dall’inizio del prossimo anno». Il regolamento prevede l’obbligo di dichiarare il paese di fabbricazine per alcune categorie di prodotti: tessile, abbigliamento, calzature, ceramica, oreficeria, viti e bulloni, utensileria, coltelleria, vetro, rubinetteria e pneumatici. «Tutti settori - ha precisato Urso - nei quali finalmente le nostre aziende giocheranno ad armi pari, combattendo il fenomeno della concorrenza sleale».
Soddisfatte anche le imprese italiane. I confindustriali della ceramica, per mezzo del presidente Manfredini: «L’indicazione obbligatoria rappresenta una fondamentale risposta a favore del consumo consapevole da parte dei cittadini europei». E Confcommercio: «Un passo che rafforza il sostegno al commercio legittimo e la lotta alla contraffazione. È auspicabile che ora arrivi anche l’approvazione del Consiglio europeo».
Il voto di oggi è il prima via libera al nuovo regolamento, ed è arrivato dopo sei anni di gestazione di una proposta di direttiva bipartisan partita nel 2005 e molto sostenuta dagli italiani. Ora lo scoglio degli emendamenti: dopo i farmaci, bisogna vedere cos’altro uscirà dalle nuove regole.
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