Il Bellunese ha l’adsl più lenta Il sindaco interroga il governo

 

BELLUNO. Clicchi e aspetti. La clessidra sullo schermo del computer si capovolge. Una, due, dieci volte.  

Se la pagina che cerchi di aprire è ricca di immagini, salvati popolo. Scene di ordinaria...

 

SABATO 14 SETTEMBRE 2013 - Corriere delle Alpi

  

di Alessia Forzin

BELLUNO. Clicchi e aspetti. La clessidra sullo schermo del computer si capovolge. Una, due, dieci volte. Se la pagina che cerchi di aprire è ricca di immagini, salvati popolo. Scene di ordinaria navigazione in provincia di Belluno, che ha il triste primato dell'adsl più lenta d'Italia. Lo condivide con la provincia sarda dell'Ogliastra, dove la media è di 3054 Kbps. Una miseria, se paragonata a quella di Firenze, dove si naviga (in media) a 6,8 mega. I dati escono dal rapporto di SosTariffe.it sulla velocità reale delle connessioni internet. L'indagine è stata fatta a livello nazionale, analizzando oltre 500 mila test di velocità effettuati dagli utenti del sito (il campione è numeroso ma non esaustivo della popolazione italiana che usa l'adsl) da maggio 2010 a luglio 2013. Il quadro che emerge per il Bellunese è sconfortante: nel punto più basso della classifica, ultimo. Lentissimo.

Certo, dipende dalla zona dalla quale ci si connette – per fare il test è sufficiente collegarsi a www.sostariffe.it/adsl/test-velocita/ - ma la media è scoraggiante. Ad aggravare la situazione, in comune di Belluno, è la mancanza di copertura adsl in molte frazioni. Si pensi a Levego, ma anche a Bolzano, dove anche i 3 mega sono un miraggio. «È impensabile che un capoluogo abbia ancora ampie fette del territorio senza la banda larga», lamenta il sindaco Jacopo Massaro, «si continua a parlare di avvicinare la montagna alla pianura, ma senza l'adsl la montagna è tagliata fuori».

Il sindaco sta sollecitando un intervento da parte del Governo e promette che ne parlerà anche con il ministro allo Sviluppo economico Zanonato, ma è anche convinto che il Bellunese debba darsi una mossa senza aspettare Roma. Quella di Massaro ha il sapore di una provocazione, ma sensata: «Come il Consorzio Bim ha metanizzato aree in cui il mercato non avrebbe mai investito, perché non usiamo le risorse straordinarie per investimenti strutturali sullo sviluppo?». Massaro si riferisce ai fondi Letta e Brancher. Milioni che basta decidere come spendere.

  

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