VENERDI' 23 MARZO 2012 - PIOVONO RANE - L'Espresso Blog
di Alessandro Gilioli
Scrive a proposito di quello sta succedendo in questi giorni Tito Boeri, economista – come noto – tutt’altro che contrario alla riforma del lavoro e sicuramente non accusabile di essere attaccato al ‘tabù’ dell’articolo 18:
«Non c’è allargamento nella platea dei potenziali beneficiari degli ammortizzatori sociali, estesa dalla riforma ai soli apprendisti e artisti-dipendenti, meno di 300mila persone in tutto. I lavoratori a progetto e i precari continueranno a essere esclusi.
(…) La recessione non è il momento migliore per avviare queste riforme. Si rischia, infatti, di far decollare nuovi strumenti che sono strutturalmente in passivo e che richiederanno, ben oltre la recessione, trasferimenti dalla fiscalità generale.
(…) In conclusione, gli interventi sul dualismo possono peggiorare la condizione dei lavoratori duali e aggravano i costi delle imprese senza offrire una vera e propria nuova modalità contrattuale in ingresso. Tutto questo rischia di ridurre fortemente la domanda di lavoro.
La vera sconfitta e il vero paradosso sarebbe proprio quello che la grande riforma non solo cambi tutto per non cambiare nulla, ma addirittura riduca il numero dei lavoratori occupati».
Aggiungo, personalmente, solo un altro dato.
Come sa chiunque abbia studiato anche marginalmente i temi del lavoro, il lato negativo dell’articolo 18 era la sua inadeguatezza a una società postindustriale molto più mobile della precedente, in cui il know how lavorativo cambia completamente ogni 3-5 anni (personalmente, me ne sono occupato più di dieci anni fa, qui).
Quindi il principio di tutelare non più il posto di lavoro ma il lavoratore (cioè il suo reddito e il suo aggiornamento professionale) era assolutamente sensato, se fosse stato realmente implementato (e questo per dire come sono attaccato anch’io al famoso ‘tabù’).
Il problema è che la norma Monti-Fornero invece se ne fotte allegramente e dell’una e dell’altra cosa.
Ai lavoratori licenziati toccherà far causa e dimostrare in giudizio che il loro licenziamento era illegittimo per poi portare a casa o un indennizzo o 750 euro al mese per un anno. Che basteranno si e no per pagare l’affitto e fare la fame, insomma a creare una massa di disperati incapaci: altro che aggiornamento dei know how in vista di un reinserimento nel mondo del lavoro.
Il risultato è che si avrà non solo una diminuzione dell’offerta di lavoro, come nota Boeri, ma anche una diminuzione della qualità dei lavoratori che si propongono sul mercato.
Insomma, un affarone per tutti, sì.
(Ps. A proposito, prego notare l’ultimo elegante ricatto di Fornero, «il Parlamento approvi tutto il pacchetto così com’è oppure faccia cadere il governo». Chi è che ha i tabù intoccabili, qui?)