Quando il futuro diventa remoto


FIAT: una riunione con i sindacati “amici” cioè le Confederazioni Cisl e Uil, lasciando fuori la Cgil e la Fiom


LUNEDI' 19 LUGLIO 2010 - l'Unità.it

di Bruno Ugolini
Sono stato recentemente a Serravalle Pistoiese. Qui la Cgil organizza una festa popolare fatta d’incontri, dibattiti, concerti, ristoranti. C’era un confronto sul libro di Rinaldo Gianola «Diario Operaio». Tutti i volontari organizzatori, nei vari stand, indossavano una maglia rossa con una scritta a caratteri cubitali: «Il futuro è remoto». Una degna sintesi di quanto sta succedendo,con le instabilità governative e la crisi economica.
È una specie di Pomigliano continua. La stessa vicenda della fabbrica Fiat sembra non aver fine. Certo Marchionne ha assicurato che la Panda verrà prodotta nella fabbrica campana. Un’ottima notizia. Ha però convocato, per l’annuncio, una riunione con i sindacati “amici” cioè le Confederazioni Cisl e Uil, lasciando fuori la Cgil e la Fiom. E subito dopo ha dato il via a una serie di licenziamenti di delegati sindacali e ha negato un premio economico concordato ma rilasciato solo agli azionisti. Così non si aiuta certo la distensione degli animi. Questo malgrado le voci che suggerivano di avanzare almeno un chiarimento sui temi controversi. Una cattiva premessa per l’annunciata sfida produttiva. Ha davvero ragione lo slogan di Serravalle: «Il futuro è remoto».
Chi rimane imperturbabile, in questa torrida estate, sono Cisl e Uil. Ha scritto su Eguaglianza e Libertà, rivista on line, Gianni Italia già segretario della Fim-Cisl: «Cisl e Uil hanno concordato le misure con il ministro delle finanze Giulio Tremonti in incontri riservati e al limite della clandestinità. Un metodo alquanto singolare, che aveva l’obiettivo di escludere a priori il sindacato più rappresentativo per numero d’iscritti: la Cgil». Una constatazione che porta a sostenere come la perdita dell’unità coincida con la perdita di autonomia per tutti.
L’aspetto singolare consiste nella mancanza di dibattito nelle due organizzazioni. Gli unici che si ostinano a muovere critiche sono alcuni ex dirigenti torinesi della Cisl. Hanno spedito a numerose strutture sindacali due documenti sottoscritti da 28 iscritti. Costoro si riconoscono nella Cisl «quando conferma l’assunzione di responsabilità di fronte alla crisi». Il dissenso nasce quando si dichiara “di considerare azioni non sindacali le manifestazioni o gli scioperi che contestano le scelte del governo”. Sarà però arduo, aggiungono, spiegare ai lavoratori che la manovra non mette le mani su scuola, sanità e pensioni. E i successi decantati sembrano «simili all’avventura dell’Italia di Lippi ai mondiali di calcio». È vero, ammettono, che la storia alla fine ha sempre dato ragione alle scelte Cisl. Non sarà però così oggi se non si riesce a vedere “che chi paga davvero il conto più pesante sono i giovani”. Voci nel deserto? Speriamo nel futuro. Che non sia “remoto”.

(n.d.r. il neretto è nostro)