Provincia di Belluno, la disoccupazione salita all'11.4%


Nei primi otto mesi dell'anno oltre 11mila persone senza lavoro. I dati diffusi dalla Cgil


VENERDI' 08 OTT0BRE 2010 - Corriere delle Alpi 

BELLUNO.
 La crisi c'è e si vede. Si vede dai numeri relativi non solo alla cassa integrazione e alle procedure di crisi aperte dalle aziende nei primi otto mesi dell'anno, ma soprattutto dal tasso di disoccupazione che è salito ormai a quota 11.4%. Ciò significa che oltre 11mila persone sono rimaste senza lavoro. Un dato peggiore rispetto a quello della Regione Veneto che nel primo trimestre si assesta sul 10.1%.
A commentare la situazione economica e occupazionale della provincia, è il segretario generale della Cgil, Renato Bressan.

I disoccupati. Il tasso di disoccupazione allargato, che comprende cioè non solo gli iscritti alle liste di mobilità (7.541), ma anche i lavoratori sospesi (3.046) e quelli che non sono iscritti, era pari al 10.7% nel 2009, mentre nel 2008 era del 6.7%.
Diminuito, comprensibilmente anche il tasso di occupazione che è passato al 63.35%, un livello inferiore anche rispetto al primo trimestre 2010 a quello Veneto dove, secondo le stime di Veneto Lavoro, è assestato al 65.3%.

Gli occupati. Sono passati da 87.900 del 2009 a circa 87.500, da gennaio ad agosto di quest'anno. «Sommando i lavoratori dipendenti che sono scesi da 67.350 a 66.950, gli autonomi e i parasubordinati, riscontriamo una perdita pesante, come altrettanto pesante è la perdita nel campo degli avviamenti e delle cessazioni di lavoro che segnano un saldo negativo di 900», dice Bressan. Cioè in un anno, dal 1 luglio 2009 al 30 giugno 2010 900 persone sono rimaste a casa. E se un avviamento può riguardare la stessa persona più volte, «meno avviamenti si hanno, meno occasioni di lavoro ci sono. Cioè le aziende offrono sempre meno occasioni di lavoro», precisa Bressan.
La cig. Per quanto riguarda le richieste di cassa integrazione, dal primo gennaio al 6 ottobre 2010 sono state 190 per un totale di 2.755 settimane che coinvolgono 6.588 lavoratori. Ad oggi sono 14 (erano 11 al 31 dicembre 2009) le aziende che stanno attuando la cassa straordinaria che, per 11 di queste, scadrà entro la fine dell'anno e «l'intenzione è quella di passare direttamente alla mobilità, cioè al licenziamento, senza ricorrere allla cassa in deroga», sottolinea il segretario. 


I settori colpiti. «Al di là degli incentivi, sono aumentati i disoccupati», continua il segretario che individua nell'industria e nel metalmeccanico, seguito dall'edilizia i settori più colpiti dalla crisi, definendoli in «caduta verticale, mentre per l'occhialeria registriamo una frenata».

Cosa fare. «La crisi non è passata, anzi ci siamo ancora dentro. Per cui è necessario che gli ammortizzatori sociali vengano rifinanziati, ma soprattutto vengano riformati», dice Bressan che aggiunge: «Su questo fronte abbiamo presentato a Roma una riforma che porterà alla riduzione degli ammortizzatori, dai sette attuali a due, cioè la cassa integrazione e la disoccupazione che dovranno essere estesi a tutti i lavoratori. La cassa dovrà essere prevista per 24 mesi».
«Ma è fondamentale», conclude Bressan, «che tutte le imprese, visto che usufruiscono di questi strumenti, paghino la contribuzione all'Inps. Nessuno potrà essere escluso dal pagamento, come invece capita ora. Inoltre chiediamo al governo che venga rifinanziata per altri due anni la cassa in deroga che scadrà il 31 dicembre prossimo».