MARTEDI' 18 MAGGIO 2010 - Unità
Retromarcia del governo sull’arbitrato. Uno degli emendamenti al Ddl lavoro presentati ieri in Senato dalla maggioranza prevede il ritorno dell’arbitro al posto del giudice nelle cause di lavoro. Un colpo di mano «inaccettabile» per l’opposizione e per la Cgil, che promettono nuovamente battaglia. Ma non è tutto. Il Pdl ripropone anche il «licenziamento a voce dei precari ». «Un salto indietro all’epoca degli schiavi», attaccano Pd e Idv. A firmare le modifiche incriminate è il senatore pdl Maurizio Castro, che le ha presentate alle commissioni Affari Costituzionali e Lavoro di palazzo Madama. L’ITER Dopo il rinvio alle Camere deciso lo scorso 31 marzo dal presidente della Repubblica - che ha bocciato il disegno di legge del ministro Sacconi - il testo è stato migliorato a Montecitorio. La Camera ha accolto l’emendamento Damiano (Pd), che ha limitato il ricorso all’arbitrato alle controversie pregresse e lo ha escluso per quelle future. Un modo per lasciare al lavoratore la libertà di scegliere se affidarsi, in caso di contenzioso col datore di lavoro, ad un giudice o ad un arbitro. Ieri il dietrofront della maggioranza: l’arbitrato potrà essere strumento di risoluzione anche delle controversie di lavoro «future». «Uno strappo inaccettabile -ha commentato l’ex ministro CesareDamiano - Un atto di arroganza che mina i diritti fondamentali dei lavoratori e palesemente in contrasto con i rilievi del capo dello Stato». «Si è capito, al di là di ogni dubbio, come questo governo intenda celebrare il 40esimo anniversario dello Statuto dei lavoratori », ha aggiunto il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Anche la Cgil promette di opporsi con ogni mezzo. «Si vogliono cancellare - ha detto Fulvio Fammoni, segretario confederale del sindacato - anche i passi in avanti fatti alla Camera.È del tutto evidente la volontà del governo di chiudere nel modo peggiore la partita ».
LICENZIATI CON UN CENNO Riproposto anche il «licenziamento senza la forma scritta» per i lavoratori con contratto a tempo determinato. In questo caso, ha precisato il senatore Maurizio Castro, «abbiamo voluto dare un mese di tempo in più al lavoratore per impugnare il licenziamento ». Si passa cioè da 60 giorni a 90 giorni. Si tratta di «un’altra gravissima modifica», ha risposto Giorgio Roilo, capogruppo Pd in Commissione Lavoro del Senato. In questo modo «si torna all’epoca degli schiavi: basterà un cenno per licenziare un precario», ha aggiunto per l’Idv, Maurizio Zipponi. Tra le novità al Ddl, un emendamento prevede, dal 2012,un incremento di 5 milioni di euro ai risarcimenti per i militari vittime dell’esposizione da amianto sulle navi dell’esercito. commenti