Dolomitibus, rsu verso lo sciopero


il rischio è la privatizzazione di un servizio pubblico

DOMENICA 05 GIUGNO 2011 - Corriere delle Alpi

Domani, le Rsu si riuniranno per definire la linea da tenere e chiedere un incontro urgente con palazzo Piloni. «Vogliamo capire cosa succederà, quali sono le intenzioni della giunta. Questa decisione non ci piace e per tutelare i lavoratori siamo pronti a scendere in piazza e scioperare». A parlare è Giuseppe Sacchet della Filt Cgil a nome anche dei colleghi di Fit Cisl, Uilt Uil, Faisa Cisal. Due sono le questioni che i sindacati vogliono chiarire. «L'idea di vendere parte delle quote in Dolomitibus in questo contesto potrebbe rivelarsi un affare per chi acquista e non per chi vende. L'acquirente più disponibile o forse interessato a questa operazione potrebbe essere Rtp-Dev, socio privato di minoranza di Dolomitibus, col 39.5% delle quote che gli permette di amministrare, attraverso i patti parasociali stabilit, l'azienda di trasporto, mentre il socio pubblico di maggioranza detiene il 60.5% (10.6% Comune di Belluno e 49.9% Provincia) e stabilisce le linee guida su cui il servizio esplica la sua funzione sociale». Le conseguenze ipotizzate di un'operazione di questa natura, dipendono, però, dalla percentuale di quote che si intendono vendere. «Ma la scalata avverrebbe a prezzi stracciati», precisa Sacchet, «visto che in questo momento dobbiamo fare i conti con l'incertezza dei finanziamenti sul trasporto pubblico, l'aumento dei costi delle materie prime e il rinnovo del contratto ancora indefinito. Inoltre», continua il sindacalista, «per realizzare un apprezzabile ricavo bisognerebbe invogliare l'acquirente, aumentando al massimo le quote da vendere o addirittura cedendo la quota di maggioranza. Il che significa che cambierebbe l'assetto societario e di conseguenza i patti parasociali, all'interno dei quali, il socio privato aumenterebbe il proprio potere o assumerebbe addirittura il controllo totale dell'azienda. L'attuale socio di maggioranza (enti pubblici) sarebbe esautorato delle sue funzioni di governo in questo settore, compremettendo la missione di un servizio per la sua natura socialmente utile in un contesto territoriale a domanda debole, commutandolo inesorabilmente in un servizio legato esclusivamente a logiche di profitto». «Il tutto aggravato dall'ulteriore svalutazione delle quote rimaste del socio pubblico di cui è pregiudicata la titolarità. La Provincia, se così fosse, non solo farebbe un autogol a se stessa, ma penalizzerebbe anche l'altro socio cioè palazzo Rosso, in quanto il valore delle quote si deprezzerebbe e non avrebbe più senso rimanere all'interno della Spa». Per i sindacati la scelta della giunta provinciale è quindi «paradossale, perchè cerca di salvaguardare le poltrone più che gli interessi dei cittadini». Ma il sindacato di categoria, in merito a queste vicende, denuncia anche un'altra questione. «Quello che ci dispiace, inoltre, è che non solo la Provincia, ma anche i tre consiglieri regionali non stanno per nulla combattendo per fare in modo che Venezia riveda il riparto per il Tpl e riconosca la specificità del nostro territorio e del servizio che viene erogato stanziando risorse adeguate. Nessuno si è mosso ad oggi in questa partita così importante, ma pare che questa penalizzazione nei nostri confronti sia stata accettata supinamente da tutti. Ma noi così non ci stiamo».

NB= il neretto è nostro


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