REFERENDUM di POMIGLIANO
MARTEDI' 22 GIUGNO 2010 - Corriere delle Alpi
Oggi si vota per il referendum a Pomigliano D’Arco, un referendum che rappresenta tutta la democrazia che c’è in Italia, nel mondo del lavoro, un referendum con un cannone puntato sulla tempia: o voti Sì, o noi ti chiudiamo la fabbrica. Chi vincerà secondo voi? Giustamente, ancora una volta la Fiom ha detto no al diktat dell’azienda: perdere diritti come il diritto allo sciopero, alla malattia pagata, per potere lavorare a ritmi sempre più elevati, sennò portano tutto in Polonia è veramente da poveri. Il tutto è dovuto all’assenza della politica nei temi del lavoro, nella gestione del mercato. Dopo aver compresso i salari, con l’aiuto dei sindacati, Cgil compresa, per aver più competitività, il padrone italiano va all’attacco dei diritti, portando i lavoratori italiani a inseguire quelli della Corea, della Cina e del Vietnam, non quelli della Germania o della Francia. Mentre la sinistra è ancora abbagliata dai manager “illuminati” come Marchionne o Montezemolo e lasciano a loro la risoluzione dei problemi, peggiorando sempre di più la situazione, il sindacato brancola nel buio, con e la sola Fiom giustamente cerca di arrestare la barca che sta andando a frantumarsi negli scogli. La stessa Cgil di Susanna Camusso porterà forse il più grande sindacato nelle braccia di Confindustria, mentre i dirigenti di Cisl e Uil spero solo siano ben pagati per i loro servigi. Da qualche parte bisogna pur iniziare a dire no a questa deriva. A Pomigliano la Fiom perderà, ma la strada è lunga e per far capire ai lavoratori che i diritti conquistati dai nostri padri si possono perdere, ci vorrà del tempo. Un giorno queste battaglie avranno un senso più appropriato per chi se le ricorderà o le leggerà da qualche parte.