SABATO 09 GIUGNO 2012 - Corriere delle Alpi
AGORDO. Per Luxottica è un ritorno al passato, per i lavoratori della Safilo è l’ufficializzazione di una decisione che ha scatenato la crisi attuale: a produrre gli occhiali Armani sarà nuovamente il gruppo di Agordo.
Ieri, a contrattazioni di Borsa chiuse, Luxottica ha infatti dato l’annuncio ufficiale dell’accordo raggiunto con la griffe della moda: «Il gruppo Armani, leader mondiale nel campo della moda e del lusso, e Luxottica Group Spa leader mondiale nel settore dell’eyewear, annunciano che è stato firmato un accordo esclusivo di licenza per il design, la produzione e la distribuzione in tutto il mondo delle collezioni di occhiali da sole e da vista a marchio Giorgio Armani, Emporio Armani e A/X Armani Exchange».
L’accordo tra Luxottica e Armani, che segna definitivamente il divorzio tra la casa di moda e la Safilo, durerà 10 anni e partirà dal primo gennaio dell’anno prossimo.
«Le prime collezioni saranno presentate nel corso dell’anno 2013», ha annunciato ieri il gruppo di Agordo, «Luxottica prevede risultati in forte crescita per le collezioni a marchio Armani: è previsto che a regime, quando le relative collezioni saranno distribuite nei principali mercati e canali di distribuzione, il fatturato della licenza Armani possa superare i 200 milioni di euro all’anno».
Per Luxottica si tratta di un ritorno perché già in passato, dal 1988 al 2003, Armani si era appoggiato al gruppo di patron Del Vecchio per la produzione di occhiali con la propria griffe.
Un ritorno che però segna formalmente la perdita, per Safilo e soprattutto per il suo stabilimento longaronese, del principale partner.
La rottura tra Armani e Safilo, d’altra parte, era diventata netta già nel novembre dello scorso anno, quando era stata firmata con Luxottica la prima lettera d’intenti che ha portato ieri all’annuncio dell’accordo di licenza.
Una decisione che aveva subito messo in allarme i sindacati, tanto che si era parlato chiaramente del rischio di un “bagno di sangue” per l’occupazione alla Safilo e nello stabilimento di Longarone in particolare. «Non c’è un piano alternativo in caso di uscita di scena del marchio milanese», avevano contestato i sindacati, paventando tagli pesantissimi agli organici di Safilo.
Preoccupazioni poi tristemente avveratesi, con l’annuncio del taglio di 1000 lavoratori. È così laconico Giuseppe Colferai della Cgil: «I disastri legati a questa firma li stiamo già gestendo da mesi. E purtroppo la matematica non vale in casi come questo: non è che tot lavoratori in meno in un’azienda significhi tot lavoratori in più nell’altra».