La protesta: «Così si disincentiva l'uso del bus»


il servizio mancherà, dalle 9 alle 12, in alcune aree come Cirvoi, Caleipo e Sossai


VENERDI' 17 GIUGNO 2011 - Corriere delle Alpi

BELLUNO. Sindacati e associazione dei consumatori non hanno preso bene la scelta del Comune di Belluno di tagliare le corse per risparmiare. «Così non si incentiva di certo l'uso dei mezzi pubblici, anzi si rischia l'effetto contrario». Dolomitibus, intanto, spiega che sul mancato aumento delle tariffe del Tpl in Comune di Belluno «eravamo in disaccordo perchè volevamo un'unificazione del costo del biglietto su tutto il territorio, anche perchè ora si creano alcuni problemi».  I primi sono quelli al personale. «Aver tagliato le corse della domenica, qualche altra al sabato e nei feriali ha prodotto una diminuzione di 100mila km rispetto ai 955mila all'anno, in pratica sono 3-4 dipendenti in meno al volante», sottolinea Paolo Rodighiero, ad di Dolomitibus. «Se prima con la tariffa unica per tutto il territorio il biglietto urbano poteva essere utilizzato anche su corse extraurbane, ora con la differenziazione di prezzo ciò non sarà più possibile». Rodighiero parla anche dell'efficientamento richiesto dalla delibera regionale e da palazzo Rosso e spiega che più di così è dura: «Abbiamo 1,3 avuto milioni di euro in meno dalla Regione e un aumento del carburante di 500mila euro: il deficit per noi è quindi pari a 1.8 milioni. Siamo già rientrati di 800-900mila euro, siamo sempre stati attenti a non sprecare, si può sempre migliorare, però...».  I sindacati. Anche i sindacati guardano con preoccupazione alla presa di posizione del Comune, perchè temono un peggioramento del servizio e la perdita di posti di lavoro. «Ancora a febbraio avevamo richiesto un incontro all'assessore Gamba sul tema dei tagli, ma stiamo ancora attendendo una sua risposta», dicono Giuseppe Sacchet (Filt Cgil) e Antonio Spada (Faisa Cisal). «Visto che hanno tirato in ballo la delibera regionale, questa dice che prima di prendere delle decisioni bisogna concordarle con le organizzazioni sindacali e le associazioni di categoria, invece la scelta di Palazzo Rosso è unilaterale. E poi se vogliono il servizio, perchè lo tagliano? Le corse vanno deserte? Perchè non fare uno studio sul motivo di ciò e sui reali bisogni della popolazione», dice Sacchet a cui fa eco Spada: «Con i tagli, nelle fasce di morbida il servizio mancherà, dalle 9 alle 12, in alcune aree come Cirvoi, Caleipo e Sossai. La massaia che scende per fare la spesa, prima di mezzogiorno non può tornare a casa. La delibera veneta parla anche di fidelizzare i clienti, ma non mi pare che togliendo il servizio si ottenga questo risultato. Il problema è che laddove si è tolto, il servizio difficilmente sarà rimesso e soprattutto si insinua tra le persone l'idea che debbano arrangiarsi».  Preoccupazione anche per il personale. «Siamo contenti che non ci siano aumenti dei biglietti, ma non vogliamo nemmeno tagli al personale, cosa che succederà se continueranno a tagliare corse», dice Alessandra Fontana (Filt Cgil) che aggiunge: «Non mi è chiaro se Dolomitibus ha un avanzo come dice il Comune o una perdita come dice la società. Sicuramente non può essere che ogni Comune gestisca il proprio pezzetto di tasporto: serve un piano generale. Per questo chiederemo un incontro con la Provincia e con i Comuni affidatari».  «Credo che questa manovra si ripercuoterà sul cittadino, che sarà privato di alcuni servizi necessari per la vivibilità della città, ma anche per il turismo. Serve una concertazione», precisa Rudy Roffarè della Cisl.  I consumatori. «Il prezzo dei biglietti non cresce? Siamo contenti, ma la mobilità va garantita. Soffrendo già per una mobilità scarsa, ora l'insoddisfazione aumenterà: tagliando le corse si tornerà ancora in auto», precisa Guido Mattera della Federconsumatori. «Pare una decisione presa da un ragioniere per far quadrare i conti. Manca il lavoro della politica».


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