VENERDI' 08 MARZO 2013 - il manifesto
di Antonio Sciotto
La richiesta si basa su uno studio Cir-Ires, che analizza i salari dal 2001 al 2013: «Persi tra i 500 e i 600 euro ogni anno»
Un'analisi attenta della Cgil e del Cer-Ires sui salari italiani: più precisamente, sul loro andamento, anche e soprattutto rispetto all'imposizione fiscale, dal 2001 al 2013. Ne viene fuori un quadro di forte impoverimento - non dovuto soltanto alla crisi, alla cig, ai licenziamenti e al precariato inarrestabile - ma anche rispetto a un fisco iniquo e sproporzionato. In particolare a carico di chi lavora, sia un uomo o una donna con una famiglia a carico, o un/una single. E da questa analisi, una proposta, avanzata dalla segretaria generale Susanna Camusso: «Detassare subito una mensilità, entro l'estate, e nuove norme contro il fiscal drag» (il «drenaggio fiscale», che già da solo decurta pesantemente le buste paga).
Lo studio Cgil mette in luce la progressiva crescita delle addizionali Irpef e del fiscal drag (ovvero, volendo spiegare meglio il termine, l'aumento del prelievo sul reddito alla luce di una crescente inflazione e della progressività della tassazione). Nell'analisi Cer-Ires risalta soprattutto l'andamento dei salari nel corso degli ultimi 6 anni - tra il 2007 e il 2013 - dove il fiscal drag e l'aumento delle addizionali Irpef hanno determinato a carico dei salari un aggravio di tasse annuo di circa 500 euro per i single (pari a +1,9%) e di oltre 600 euro per i coniugati (+2,3%).
Parallelamente, il fiscal drag ha riempito le casse dello Stato: a fine 2013, questo vero e proprio «prelievo ingiustificato» sui redditi supererà i dieci miliardi di euro. Lo studio sottolinea infatti che nel periodo seguito all'ultimo intervento organico sulla struttura dell'Irpef (2007), si è accumulato «un maggior prelievo ingiustificato» - denuncia la Cgil - che alla fine del 2012 ha quasi toccato gli otto miliardi e che a fine 2013 si collocherà oltre i dieci. Fra il 2007 e il 2013, la combinazione tra inflazione e progressività dell'imposta risulta la prima causa di aumento del gettito Irpef, con ricadute annuali che in alcuni casi (2009 e 2010) hanno sfiorato i due miliardi e che nel 2013 finiranno per superarli.
Ed ecco perché la Cgil torna a rilanciare la necessità di una riforma fiscale che abbia le caratteristiche di «equità e di redistribuzione della tassazione», capace di evitare che il prelievo sia centrato soprattutto sul lavoro dipendente e sulle pensioni. La ricetta del sindacato prevede due diversi interventi. Il primo, frutto della combinazione di due azioni, punta a ripristinare la norma sul fiscal drag, in vigore fino al 1985, per rendere inefficace l'effetto perverso dell'inflazione sul prelievo fiscale; insieme a quella norma che garantisce l'invarianza tra prelievo nazionale e prelievo locale. Provvedimenti «ordinari», che sarebbero nella piena manovrabilità del governo ancora in carica: insomma potrebbe essere benissimo Mario Monti a vararli.
La seconda misura proposta da Susanna Camusso, da adottare anch'essa nei prossimi mesi, prevede la restituzione in busta paga del prelievo che c'è stato in questi anni. Una misura che ricalca la proposta fatta dal sindacato qualche mese fa circa la detassazione della tredicesima, per placare gli effetti combinati e perversi delle distorsioni fiscali sui redditi da lavoro e da pensione.
Insomma, diamo «respiro» agli italiani già entro l'estate, con una mensilità tutta speciale: sarebbe, se ci permette la Cgil, un po' la versione di sinistra della restituzione dell'Imu, ma sicuramente non «panzanara» come quella di Silvio Berlusconi. E soprattutto motivata dal fatto che i soldi così restituiti da qui a luglio, in questa ipotetica busta paga «arricchita», sono in effetti risorse sottratte ingiustamente ai lavoratori e ai pensionati, per effetto appunto del discostamento continuo tra imposizione fiscale e inflazione (il fiscal drag): meccanismo perverso che non si è mai voluto risolvere con dei parametri di aggiustamento.
Di una riforma fiscale più compiuta, che richiede più tempo, secondo Camusso potrà (e dovrà) essere «il prossimo governo a occuparsene». Potrebbe, insomma, pensarci il Pd? (Non dimenticando che si dovrà comunque alleare con qualcuno, ipoteticamente i grillini, ndr). Secondo la leader Cgil «nelle proposte sentite alla Direzione del Pd ci sono alcuni temi utili, altri assenti e che devono esserci. C'è troppa discussione emergenziale e non c'è un segnale di cambiamento strutturale, ad esempio sulla politica industriale. Però si comincia a delineare un dibattito in cui elementi di attenzione all'economia reale iniziano ad esserci».